Inizio questo post accelerando sull’autoreferenzialità, ma come si dice a Roma, quando “ce vò… ce vò”
Ho fatto l’ISF per 10 anni in diverse ed importanti aziende.
Entrando poi a lavorare in sede, ho sempre tenuto ben presente da dove venivo (come diceva l’amico e collega Beppe Sbaragli, ero troppo grosso perché facesse effetto la medicina – o pozione venefica- che le aziende davano agli ISF che passavano in sede, in modo che si sentissero superiori e rinnegassero da dove provenivano). Gli ISF sono stati sempre i mie clienti più importanti. Ho particolarmente stima di quelli bravi, che non si fanno risucchiare dalla depressione del piazzista, ma che invece trovano una loro strada.
Attività Social degli ISF
Apro di rado Instagram e Facebook, per ovvie ragioni più spesso LinkedIn.
E quando vedo degli ISF che condividono messaggi pubblicitari occulti o condividono articoli sempre con messaggi più o meno occulti, mi piange il cuore, in quanto magari lo fanno in buona fede, ma come è ben noto, la legge italiana non tollera l’ignoranza.
Allora mi permetto di postare come commento alcune regole di FederSalus contro la pubblicità occulta.
Segnalatore seriale
Non lo faccio per essere bacchettone, bensì per avvertire la persona e renderla consapevole che sta facendo qualcosa di non etico.
Infatti, oltre un anno fa, alcuni giovani ISF mi confidarono che erano le aziende stesse che chiedevano loro verbalmente di postare sui Social determinati contenuti.
Non li pubblicava l’azienda sul sito ufficiale, per non incorrere in responsabilità, ma poi chiedevano alle persone di postare dei contenuti di pubblicità occulta. Se poi qualcosa veniva fuori, era colpa dell’ISF o dell’agente che avevano agito di testa propria.